Il mercurio (Hg) è fortemente neurotossico per il nascituro ed aumenta leggermente il rischio di infarto nell’adulto, anche se quest’ultima influenza sul sistema cardiovascolare non sembra essere del tutto confermata. Uno dei problemi connessi al consumo di pesce riguarda proprio l’aumentata esposizione a questo inquinante, che si bioaccumula durante la catena alimentare. Gli studi effettuati contemplano sia l’effetto positivo degli omega-3 e della vitamina D, sia quello negativo degli inquinanti come il mercurio (nella forma di metil-mercurio), la diossina ed il PCB, e l’effetto globale è senz’altro positivo per la salute.
Assumere una o due porzioni di pesce a settimana è consigliabile quindi, nonostante gli inquinanti, anche se bisognerebbe evitare di consumare più di una porzione a settimana di pesci predatori, come spada, tonno, squalo, verdesca, smeriglio, palombo, marlin e luccio, alternando queste specie ad altre meno contaminate, come sardine, sgombri, branzini, orate, sogliole, trote e salmone, solo per citarne alcune.
Il tonno in scatola è considerato sicuro, perché i pesci utilizzati sono generalmente piccoli e giovani ed il loro contenuto di mercurio è limitato.
Le donne che hanno programmato una gravidanza, gravide o in allattamento e soprattutto i bambini dovrebbero però evitare del tutto il consumo di pesci predatori per limitare i rischi del metil-mercurio sul sistema nervoso in via di sviluppo.